James Rodriguez il colpo dell’estate. Sar per il Mondiale stepitoso compiuto in Brasile, sar perch gli ottanta milioni di euro spesi dal Real Madrid suonano come una plusvalenza incredibile per un club, il Monaco, che l’anno scorso ci aveva scommesso versando 40 milioni di euro al Porto e che, a un certo punto della stagione, vedeva James confinato in panchina a guardare gli altri giocare. E poi, indubbiamente, i 40 milioni (ancora una volta) gi ricavati dal Real Madrid dalla vendita delle sue magliette in questi pochi giorni in cui sbarcato nella capitale castillana.
Insomma, un affare globale, e c’ chi – giustamente – si mangia i gomiti. Perch aveva il giocatore in mano, come l’Udinese e la Juventus. Entrambe, e seriamente, avevano deciso di investire una parte del gruzzoletto sul centrocampista del Banfield: club bloccati dalla legge sugli extracomunitari che stata promulgata dopo la mancata qualificazione alla fase a eliminazione diretta dell’Italia ai Mondiali del 2010.
Invece, dopo il trasferimento al Real Madrid, ogni societ pronta a rivendicare il fatto di essere stato a un passo dal suo acquisto. L’Atalanta, ma anche la Sampdoria. La Fiorentina, il Bari (sempre con la Juventus di mezzo) e chi pi ne ha pi ne metta. La realt che per un James Rodriguez – che poi finisce al Porto e per sei mesi rischia di non giocare – che non arriva, ce ne sono altrettanti che puntano l’Italia e poi non esplodono. Non basta essere bravi, giovanissimi e a tratti fenomenali per sfondare. Il rimpianto non dev’essere globalizzato, perch altrimenti tutti quanti potrebbero dire di avere avuto Messi in prova e poi scartato. Bisogna investirci, e non solo a parole.
James Rodriguez in Italia, la rincorsa al rimpianto
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