domenica 21 aprile 2024

Fabio Cannavaro: "Calzona? La mente del giocatore del Napoli nella giornata odierna è un po' inquinata"

Fabio Cannavaro è intervistato da Radio Serie A, soffermandosi fra le altre cose pure su Spalletti e il Napoli di quest'anno: "Lo scorso anno c'è stato tanto lavoro da parte della società, da parte del suo allenatore e dello team. Era una macchina perfetta. I miracoli non nascono incidentalmente. Quest'anno è entrata in un vortice di negatività che ha fatto sì che i calciatori iniziassero ad avere più dubbi che certezze. Questo è dovuto non solo al cambio di allenatore, ma pure dalla comunicazione e a tutto ciò che gira intorno a una formazione. Questo non ha aiutato i calciatori, non ha aiutato nessuno. È brutto vedere a metà classifica una formazione che ha trovato il successo l'anno prima. Calzona? Fin allorchè non sei lì non puoi giudicare. La mente del giocatore del Napoli nella giornata odierna è un po' inquinata: sono passati allenatori con concetti diversi. Non è facile per loro e nemmeno per chi allena, ma tutto ciò che c'è intorno dà degli alibi ai calciatori. Ad esempio, la comunicazione: si parla dell'allenatore dell'anno prossimo allorchè ne hai uno adesso".

Allenare il Napoli: "È solo una questione di tempo, so che se inizierò a fare questo lavoro mi verrà giorno sicuramente l'occasione. Per ciò che rappresento so di avere delle agevolazioni, perché è normale. Per chi ha fatto una carriera come la mia ogni tanto è più semplice se dimostri ciò che vali. Napoli è una formazione che tutti vorrebbero allenare gratis, ha una qualità tecnica superiore ad altre squadre. Ho sempre detto che la panchina del Napoli è uno scopo. Quest'anno era un'idea più dei media che della società, tuttavia io vado avanti per la mia strada: non mi ha regalato mai nulla nessuno, ho la testa dura e ho sempre sudato ciò che ho avuto. Ero piccolino: ho sempre dovuto saltare più degli altri, correre e lottare ancora. Sento tuttavia gli stimoli necessari, quella è la voglia che mi fa stare sereno: aspettiamo".

Sul rifiuto ad allenare la Polonia: "Ho rifiutato perché credevo mi chiamasse l'Italia? Inconsciamente prima degli spareggi per le qualificazioni ai Mondiali ho pensato: "se le cose vanno male che succede?". Ma in seguito non è cambiato niente. Ci ho pensato, ma non avevo certezze. È stato uno dei pensieri che ho fatto allorchè valutavo la Polonia, avevo solo tre giorni per preparare uno spareggio contro la Russia che in seguito non si è giocato per la guerra. Il mio rapporto con la Nazionale è un rapporto forte, c'è un'atmosfera magica attorno, non ci rendiamo conto di ciò che rappresentiamo nel mondo. Non essere andati ai Mondiali è stato visto come qualche cosa di normale, ci siamo abituati e questo mi dà fastidio: ciascun uomo di noi pensa al suo orticello, ma dobbiamo pensare che il valore di un giocatore aumenta allorchè gioca in Nazionale, oppure allorchè vince una Champions. Ma poichè di Champions se ne vincono poche, tanto vale scommettere qualche giovane italiano".

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